In azienda, così come in pista, non si deve mai avere paura del cambiamento. Alessandro Benetton, intervistato a “Race Anatomy” nella puntata speciale andata in onda in occasione del GP di Singapore, ha ricordato la straordinaria esperienza in Formula 1 alla guida di Benetton Formula, la storica scuderia che negli anni ‘90 ha scritto pagine importanti nella storia della competizione. “Sono stati degli anni straordinari, abbiamo introdotto il lifestyle nella Formula 1, sono stati anni in cui è cambiata profondamente la sicurezza. Basta pensare a Imola ‘94. La tecnologia oggi è molto più sofisticata, il mondo della comunicazione più ampio. Rimane però sempre questa grande voglia di vincere da parte dei piloti, come punto centrale”, ha spiegato parlando del nuovo documentario che uscirà a novembre in cui si ripercorre la storia della scuderia che, partendo da outsider, arrivò a conquistare titoli mondiali.
“È stato un ciclo straordinario che riguarda un po’ la storia della nostra famiglia, raccontata attraverso la Formula 1, e che poi a un certo punto è caduta anche per noi in una zona di comfort. Ci siamo dimenticati che il cambiamento, la discontinuità, fossero parte del nostro Dna”: un aspetto su cui Alessandro Benetton ha posto particolare attenzione. “Capita nelle aziende che si fermi la voglia di andare oltre e si smette di crescere, ma ci deve essere sempre qualcuno che deve emergere e fare la differenza e smuovere il team. Penso che le aziende durante il cambiamento debbano identificare leader capaci di fare la differenza”, ha sottolineato ai microfoni di “Race Anatomy”.
In pista come nel mondo degli affari la discontinuità può giocare un ruolo fondamentale, ha rimarcato: “Ci sono dei momenti in cui non si riesce a raggiungere quella discontinuità che è necessaria per andare avanti e per migliorare. Gli orientali dicono che una pianta, quando smette di crescere, muore. Capita nelle aziende, capita nei progetti, che a un certo punto si fermi questa voglia di andare oltre e questo poi diventa molto difficile da gestire, perché c’è sempre qualcuno di emergente che può fare la differenza, come in qualche maniera facemmo noi di Benetton Formula”.
Infine, spazio a un aneddoto che negli anni ha assunto un tono leggendario, una celebra battuta (“Ma com’è possibile che gente che fa dei pullover sia meglio di noi a fare delle macchine di Formula Uno?”) attribuita all’Avvocato Agnelli: “Penso che sia stata effettivamente detta. È il coraggio del cambiamento, che viene più facile quando non hai niente da perdere. Quando invece la tradizione, il nome, le sicurezze, i successi passati diventano una gabbia, lì cadi nella trappola. Ecco, partivamo con tante speranze e pochi punti fermi. Questo ci ha dato il coraggio di cambiare. Oggi voglio proprio riproporre questo ragionamento all’interno del nostro Gruppo, come abbiamo fatto negli ultimi anni. Per ricordarci che anche quando pensi di aver trovato, come diceva uno scrittore, tutte le risposte, qualcuno ti cambia le domande”.