Mi pare un'idea azzeccata la nuova campagna della Fondazione Benetton, presentata la scorsa settimana a Londra da Alessandro Benetton, che provocatoriamente promuove il disoccupato a testimonial. Si tratta di un concorso che finanzierà cento iniziative selezionate dagli stessi giovani attraverso i social network. Già altre volte i Benetton riusciti non solo a far discutere, ma soprattutto a sbattere davanti agli occhi tutti temi scottanti usando volti, atteggiamenti, poster grandi quanto un campo sportivo e lunghi come l'autostrada.
Questo modo di fondere comunicazione, interessi aziendali, problemi sociali e politici, dobbiamo attribuirlo al genio di Oliviero Toscani. Ora Toscani lavora altrove, ma la famiglia Benetton sta coltivando e continuando la felice intuizione. Per qualche maniaco delle "rotture di scatole" il poster è meno scocciante di altri. Per me, invece, ha i presupposti più drammatici e più scandalosi di quelli che prete che bacia la suora, dell'incontro tra il Papa e l'imam, dello sfrontato primo piano dell'anoressica (sempre di Toscani ma non dei Benetton) che reputo il più cinico e vomitevole. Purtroppo la morte del protagonista impone di chiudermi in un dignitoso silenzio. Con queste persone lavoriamo, sappiamo quanto soffrono e quanto sia ingiusto sbatterle, in modo così vergognoso, davanti agli occhi del mondo. Preciso che l'anoressica non era una controfigura. Torno alla nuova campagna. Dipende da quale spessore di coscienza abbiamo e della qualità dell'amore che noi coltiviamo per i nostri figli, dare di più o meno peso a questa scelta tra gli altri problemi non secondari. Disoccupazione giovanile vuol dire scomparsa di speranza, di investimenti sulla creatività e sul protagonismo delle nuove generazioni. L'egoismo della classe dominante, che non è disponibile a ripulirsi, a rimettere sul tavolo i milioni rubati, investiti malamente e trasformati poi in giochi politici. Meriterebbe più di una galera e il licenziamento più di un buon 50 per cento dei nostri politicanti. Bene ha risposto Alessandro Benetton a chi parlava di tono minore dell'iniziativa: "Non possiamo cambiare il mondo ma vogliamo con il nostro marchio porre particolare attenzione per alcuni temi e allargarne il dibattito..il lavoro è dignità, noi siamo per il dialogo e non mi piace la formula di questi dibattiti". I media perdono occasioni straordinarie per trattare in modo diverso temi sociali che vanno presentati non equivocamente, quasi fossero spot che accontentano l'occhio e fanno sganasciare gli imbecilli. Situazioni come queste vanno presentate e pulita da ogni seconda intenzione: la stampa potrebbe ogni tanto trasformazione l'informazione in formazione, a dispetto di una scuola giornalistica contraria.
FONTE: Gente
AUTORE: Don Antonio Mazzi