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Alessandro Benetton: “Il Veneto non si è mai arreso”

25 Apr , 2012  

Alessandro Benetton: vedo un mondo che ha ancora voglia di lottare, e spero, di stupire

A guardarlo al posto del "sior Luciano", della sua figura imponente e di quella capigliatura ribelle che ha fatto epoca, sembra un uccello caduto dal nido. Esile, quasi timido, Alessandro Benetton, in maglione e camicia sbottonata al collo, ha l'aria di uno studente di campo anglosassone.

Porta bene i suoi 48 anni, e al padre, che poco prima aveva detto che se fosse stato ricco non avrebbe lavorato perché pigro, risponde, idealmente che un tempo immaginava la sua vita in maniera diversa. "A 26 anni ho fondato 21 Investimenti e non è stata una scelta facile, completamente autonoma". Pensavo allora che a 40 anni mi sarei ritirato a dedicarmi alle cose che amo, l'arte, lo sport. Ma mi piacciono le cose difficili". Una successione dinastica gli affida il compito di guidare la Benetton in uno dei momenti più difficili della sua storia. E questa storia comincia oggi con una tortura: quella di rispondere alle domande dei giornalisti sul futuro dell'azienda, sulle sue scelte. Legge all'inizio un discorso in cui parla di "amore per l'azienda e passione per il lavoro" in nome dei quali "si è messo a disposizione". Sottolinea "determinazione, creatività, giovani" che saranno i cardini della Benetton del futuro. "La salita sarà dura ma le gambe sono giovani" dice. In fondo non si può vedere nero adesso: "Benetton Group ha avuto sempre una visione a colori". E poi risponde alle domande su possibili alleanze, possibili cessioni, strategie.

Benetton ce la farà da sola?

"Dobbiamo fare tutto il possibile perché sia così. Ma vengo dalla cultura del private equity e quindi reputo l'associarsi ad altri come un arricchimento. Non escludo che ci possano essere alleanze, ma non è la priorità di oggi, anche se non mi faccio mai delle preclusioni in questo senso".

Qualcuno aveva parlato di un'ipotesi di fusione con un gruppo come Zara

"Non è mai esistita. Quel finale tipico del private equity che prima o poi devi cedere l'azienda per incassare il valore non c'è nel caso Benetton. Del resto il delisting va in senso opposto, abbiamo voluto investire su noi stessi, sul tempo che ci vogliamo dedicare per essere migliori. Oggi abbiamo deciso di non dare alcun dividendo e così sarà per un po'".

Alessandro Benetton, come risponde alle critiche sul delisting?

"La nostra rete è rimasta molto contenta dell'impegno che ha mostrato la famiglia con questa scelta. Penso che ci fosse un premio molto ragionevole nei confronti degli azionisti di minoranza. Credo che abbiamo fatto un buon affare".

Via dalla Borsa in vista di una ristrutturazione?

"Dobbiamo spostare l'orizzonte a medio e lungo termine e questo non è la natura della Borsa".

Su quali linee intende rilanciare il gruppo nei prossimi tre anni?

"L'azienda è basata su un concetto di squadra, gli uomini sono responsabili dei marchi. Abbiamo un prodotto di qualità a prezzo accessibile, disegnato da un grande stilista: forse dobbiamo migliorare la capacità di dimostrare al consumatore questa novità. Del resto avremo dieci collezioni all'anno e un punto vendita fresco e nuovo una volta al mese. Sul fronte internazionale saremo opportunisti: ci sono delle aree che ci possono dare grandi soddisfazioni. Penso all'India, alla Russia, alla Turchia e al Centro America".

E la Cina?

"Preferiamo puntare sui mercati sui quali abbiamo la squadra. Ci piacerebbe andare dovunque c'è la crescita, ma non è sempre possibile".

Come è andato il primo trimestre?

"Gennaio è stato buono. A febbraio abbiamo riscontrato un apprezzamento per le pillole di innovazione che abbiamo messo nelle collezioni. Marzo è andato bene, aprile non è stato incoraggiante, forse anche per questioni metereologiche".

Alessandro Benetton, quanto conta lo spirito del Nordest con questa nuova Benetton?

"Vedo ancora oggi un mondo che vuole lottare, mi auguro che voglia ancora stupire. Non è un ingrediente sufficiente, ci sono dei sistemi da rimettere in discussione: il Nordest fatto da piccole imprese non può esimersi da questa analisi e da questa verifica".

Che cosa penso di questo momento politico?

"Credo che siamo in un momento di discontinuità. È importante che il governo tecnico dia stabilità al mercato finanziario, stabilità indispensabile per l'impresa. Abbiamo vissuto, noi e l'Europa, al di sopra delle nostre possibilità per trent'anni e non facile in poco tempo recuperare".

FONTE: Mattino di Padova
AUTORE: Alessandro Carini


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