Massimo Malvestio

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Massimo Malvestio: la Coldiretti che fu, l’editoriale del 2005 per “Nordesteuropa”

25 Mag , 2021  

È stato ripreso nei giorni scorsi da “Venezie Post” l’editoriale “C’era una volta la Coldiretti” in cui Massimo Malvestio, avvocato ed editorialista, indagava le ragioni che hanno portato nel tempo quella che in Veneto era considerata una “forza monolitica” a indebolirsi progressivamente.
Nell’editoriale, scritto nel gennaio 2005 dopo la sconfitta dell’associazione nelle elezioni dei consorzi di bonifica, l’avvocato riprende dalla “Navicella”, la pubblicazione che contiene i curricula di tutti i parlamentari, la breve presentazione di un deputato trevigiano. “Coltivatore diretto. Padre di numerosa famiglia”: come fa notare Massimo Malvestio “fino agli anni ’80 un simile curriculum era più che sufficiente a garantire nel Veneto bianco una trionfale elezione alla Camera”. La Coldiretti all’epoca era infatti “la più potente, la più numerosa e la più disciplinata organizzazione collaterale alla Democrazia cristiana”: dai consorzi agrari alle casse rurali, dalle cooperative ai consorzi di bonifica fino all’assistenza tecnica in agricoltura “tutto passava per questo sindacato capillarmente diffuso”. E mentre “i coltivatori diretti votavano con una compattezza surreale”, l’organizzazione contraccambiava “negoziando continuamente nuovi benefici per i suoi iscritti”.
Massimo Malvestio ricorda inoltre che furono proprio i coltivatori diretti i primi lavoratori autonomi a cui è stata garantita l’assistenza malattia “a coronamento di una battaglia iniziata nel 1948 e conclusa trionfalmente nel 1954”. E che “se il Veneto è disseminato di case al di fuori di qualsiasi apparente logica urbanistica molto lo si deve alla legge, fortemente voluta dalla Coldiretti, per l’edificazione nelle zone rurali”: erano tempi quelli “in cui se la Coldiretti chiedeva si doveva dare ma erano anche tempi in cui chi poteva contare sull’appoggio di quella organizzazione comandava nella Dc e, nel Veneto, chi comandava nella Dc comandava su tutto, o quasi”.
Poi, come spiega l’avvocato Massimo Malvestio nell’editoriale per “Nordesteuropa”, “la crescente industrializzazione, una politica urbanistica che ha fatto capire a molti contadini che rendere edificabile il proprio terreno era assai più interessante che coltivarlo, il crollo della Dc e la nascita del sistema bipolare, la secolarizzazione e la difficoltà di mantenere un collegamento sostante con la Chiesa e con la sua dottrina sociale sono stati tutti eventi che hanno progressivamente indebolito quella forza monolitica”. Non solo: “A ciò si aggiunga la modifica statutaria che negli ultimi anni ha tolto ogni vera autonomia alle articolazioni territoriali ridotte a dipendenze dell’organizzazione nazionale”.
E si arriva così al gennaio 2005: “Lo spettacolo di questi giorni, con la Coldiretti che perde persino le elezioni dei consorzi di bonifica e che quando le vince non riesce a mantenere uniti i suoi rappresentanti, che segue la fine ingloriosa di molti consorzi agrari, è triste spettacolo per chi ricorda che cosa la Coldiretti ha significato nella storia recente di questa regione”. Nella lettura di Massimo Malvestio, si tratta di “un altro segno del Veneto che cambia”. Ma all’orizzonte non si intravedono “soggetti nuovi in grado di organizzare stabilmente il consenso così da essere, al tempo stesso, interlocutore e sostegno per chiunque voglia governare per una prospettiva che vada oltre la durata di uno spot televisivo”.

Per maggiori informazioni:
https://www.veneziepost.it/massimo-malvestio-malta-cera-una-volta-la-coldiretti/


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