Massimo Malvestio

Società

Massimo Malvestio: quel monopolio che non c’è più, “Venezie Post” ripropone l’editoriale del 2012

28 Lug , 2021  

È la fine del monopolio per l’erogazione dei servizi pubblici? Se lo chiedeva nel marzo 2012 Massimo Malvestio in un editoriale scritto per “Nordesteuropa”. L’avvocato rifletteva sulla “lunga consuetudine” che “ci ha abituato a servizi, pubblici erogati in regime di monopolio”: così è stato “per acqua, luce, telefono, gas, smaltimento dei rifiuti urbani, autoservizi pubblici, aeroporti, in molte situazioni il monopolio pareva la naturale conseguenza del fatto che il gestore era un ente pubblico, il più delle volte un Comune, direttamente o attraverso una società controllata”. Anni in cui “era del tutto ovvio che la gestione pubblica e monopolistica fosse strumentale alla tutela dei cittadini-utenti: l’impresa pubblica doveva conseguire, di regola, il pareggio di bilancio e non certo un profitto, infatti, lo scopo doveva essere quello di erogare il servizio ai cittadini alle migliori condizioni economiche possibili”. Poi “sotto la spinta della disciplina comunitaria, la situazione è andata rapidamente cambiando”: si è deciso “che anche i servizi pubblici locali, al pari di qualsiasi altro settore economico, dovevano essere aperti alla concorrenza” e alle Authority e agli enti locali è stato affidato il ruolo di garanti e di regolatori della concorrenza. “L’attività di impresa, da gestire in regime di concorrenza, dovrebbe uscire dalla sfera degli interessi degli enti locali” ma come rilevava nell’editoriale Massimo Malvestio “è innegabile che nella quasi totalità dei casi, gli enti locali gestori dei servizi si siano avvalsi di tutte le opportunità che la legge offriva per poter protrarre nel tempo, seppure con qualche correttivo, la durata delle gestioni in corso e per ritardare l’avvio delle gare”: scelte che in qualche caso “sono parse obbligate a non voler disperdere patrimoni di professionalità che si erano accumulati nel tempo”. In Veneto “Verona, Padova, Vicenza, Venezia hanno tutte dato vita alle società per azioni per raccogliere l’eredità delle precedenti gestioni condotte attraverso le aziende municipalizzate”: l’unica a sfuggire a questa regola è stata Treviso. “Nessuno dei Comuni veneti ha collocato, a quel tempo, tra il pubblico le azioni delle proprie partecipate e oggi le valutazioni di borsa per questo tipo di titoli sono assai meno generose”. E si arriva così al 2012: “Oggi i principali comuni del Veneto si trovano a gestire acqua, gas, luce attraverso le proprie partecipate che sono società dotate di patrimoni importanti, redditizie e, spesso, anche ben gestite. La redditività di queste società è, tuttavia, generata, per la gran parte, da quel patrimonio di cittadini utenti che sono l’eredità dei passati monopoli”. Una situazione che, come osservava Massimo Malvestio, “con l’inevitabile apertura al mercato andrà inesorabilmente modificandosi con la conseguenza che le valutazioni di queste società, con il passare del tempo, paiono destinate ad incorporare gli effetti che la fine del monopolio comporterà sulla loro redditività”. In Veneto, non essendo ancora delineato un disegno complessivo che valga a far comprendere quale potrà essere il futuro di queste società in un mercato liberalizzato, ogni Comune si è trovato a dover decidere per sé “ma non è detto che questo sia il modo migliore per valorizzare le partecipazioni in queste società che rappresentano per molti Comuni una importantissima possibilità per reperire nuove risorse finanziarie”. D’altra parte i cittadini-utenti vanno ponendo sempre più attenzione al costo dei servizi e il fatto di beneficiare una società controllata dal proprio Comune di appartenenza potrebbe essere una motivazione non più sufficiente per accettare di pagare per lo stesso servizio un prezzo più alto che in altri Comuni. In merito Massimo Malvestio cita “gli importanti aumenti del costo dell’acqua” che in quei giorni stavano per essere applicati in molti Comuni e che “potrebbero dare l’avvio al dibattito” su quanto sia legittimo un profitto che ha origine da un monopolio: “È forse arrivato il momento in cui i comuni debbono prendere atto che sta per finire l’epoca della gestione diretta dei servizi e che si sta avviando un’era nuova in cui il comune può e deve essere soltanto ente di regolazione e di controllo del mercato nell’interesse esclusivo dei propri cittadini”.

Per maggiori informazioni:

https://www.veneziepost.it/massimo-malvestio-malta-quel-monopolio-che-non-ce-piu/


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