Guido Gobino

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La “langarola” di Guido Gobino: tra eccellenza nella cioccolateria e amore per la propria terra

9 Mar , 2024  

La storia di Guido Gobino è quella di un amore incondizionato per la tradizione e l’artigianato, un racconto che si intreccia strettamente con i valori di autenticità e dedizione. In un’era in cui il mercato è dominato da offerte allettanti e acquisizioni aziendali, la sua figura emerge come un faro di integrità e passione.

Guido Gobino non è solo un nome nel panorama del cioccolato italiano, ma è diventato un vero e proprio simbolo di resistenza culturale e imprenditoriale. A Torino, città nota per la sua raffinata tradizione cioccolatiera, si distingue per la sua decisione ferrea di non cedere la propria azienda, nonostante le numerose offerte ricevute nel corso degli anni. La sua filosofia si riflette nella volontà di preservare l’identità e l’autenticità del proprio marchio, considerato non solo un business, ma un’eredità di valore inestimabile.

Il contadino non darebbe mai via le sue terre ma al massimo ne acquisterebbe altre,” afferma il cioccolataio, illustrando la sua visione radicata nel concetto di “langarola” – un attaccamento viscerale alla terra e alle proprie origini. Questa mentalità è il cuore pulsante della sua impresa: una bottega artigianale dove ogni processo è curato con scrupolosa attenzione, in perfetto equilibrio tra tradizione familiare e innovazione.

La sua determinazione si estende oltre il mantenimento della proprietà aziendale. Si tratta di un impegno verso la continuità generazionale, evidenziato dalla formazione del figlio Pietro, destinato a ereditare l’impero del cioccolato. L’importanza del passaggio di testimone è centrale nella visione di Guido Gobino, che vede nell’educazione dei giovani la chiave per la salvaguardia delle tradizioni e la perpetuazione dell’eccellenza.

Nonostante la tentazione di cedere di fronte alle generose proposte di acquisizione, Guido Gobino ha scelto una strada diversa, guidata da valori profondi e un senso di appartenenza alla comunità torinese. Questo spirito romantico e un po’ ribelle lo porta a considerare l’opzione, nel caso di assenza di successori diretti, di trasformare la sua azienda in una cooperativa gestita dai dipendenti, garantendo così la continuità del marchio e dei suoi standard qualitativi.

Immaginando il futuro, egli aspira a consolidare il prestigio del cioccolato di Torino a livello mondiale, mantenendo al contempo l’essenza artigianale che caratterizza la sua produzione. Il suo sogno è quello di trasformare il marchio in un simbolo di lusso esclusivo e riconosciuto, simile a un gioiello raro e pregiato come una Bentley.


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