Gemina ce l'ha fatta. Come già fatto intuire la scorsa settimana dal presidente dell'Ambronveneto Giovanni Bazoli la finanziaria milanese ha accettato di ridurre le proprie pretese ed è uscita dall'azionariato, e dal patto di sindacato, dell'istituto bancario.
Da decisione è stata ufficializzata ieri pomeriggio dopo la riunione del comitato direttivo del patto di sindacato dell'Ambroveneto: gli altri aderenti al patto, o alcuni fra loro, acquisteranno la quota di Gemina, pari al 13,1% del capitale ordinario, il 9,68% del totale. pagando ogni azione 6 mila lire per un totale appena superiore ai 387 miliardi. La finanziaria presieduta da Giampiero Pesenti ha dunque accettato di abbassare di 500 lire il prezzo per azione. Il passaggio del pacchetto avverrà entro la fine di gennaio del prossimo anno. E bisognerà attendere quella data anche per conoscere la ripartizione delle quote fra gli aderenti al patto. Ieri alla riunione erano infatti presenti oltre al rappresentante del Crediop, del Credit Agricole, e della Banca San Paolo di Brescia, anche quelli delle Popolari venete che, come si sa, furono le prime, addirittura antecedentemente a Gemina, a decidere di uscire dall'azionariato dell'Ambroveneto, proposito in seguito mai attuato proprio per l'indisponibilità degli acquirenti a pagare 6.500 lire per azione, prezzo fissato a suo tempo anche dalle Popolari venete. Ora, i regolamenti del sindacato prevedono la possibilità per i soci rimasti di acquistare le azioni pro quota. ma appare al momento improbabile che le Popolari venete cambino rotta e strategia di 180 gradi, e diventino improvvisamente compratrici. D'altra parte Bazoli ha già abituato ai colpi di scena intorno a intorno a Capodanno. Già nel 1989, proprio negli ultimissimi giorni di dicembre il presidente dell'Ambroveneto trovò la quadratura del cerchio nella vendita delle azioni da parte della Popolare di Milano è arrivò alla salomonica decisione di dividere il pacchetto fra Generali e Credit Agricole, mettendo apparentemente fine alla frattura con Gemina, frattura in realtà mai sanata e che ha portato proprio ieri all'uscita dalla banca. L'opera di ricucitura del presidente Bazoli non ha infatti sortito alcun effetto, soprattutto perché l'ingresso dell'Agricole ha impedito a Gemina di portare a termine il progetto che voleva un'unione fra Ambroveneto e le Generali, che nei piani della finanziaria milanese avrebbe dovuto rilevare l'intera quota della Popolare Milano.
FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba